IL TERRORISMO “ URBANO “
Sono gli atti terroristici
che vengono effettuati
nei contesti urbani , nelle
strade , nelle piazze , nei locali pubblici
, inopinatamente , utilizzando armi da fuoco , materiale esplosivo o mezzi di uso comune
, come autovetture , furgoni e
camion , scagliandoli contro gruppi di persone , che partecipano ad una festa o ad
un evento musicale , oppure che passeggiano , che si
soffermano nei mercati per fare acquisti
, od anche eseguiti da
singoli individui ,
avventandosi sulle persone per colpirle , ferendole anche mortalmente , con coltelli , pugnali ,
o con altre armi da taglio .
Atti terroristici , questi , posti in essere
attraverso le predette modalità , che
sono estremamente difficili e
quasi impossibili da prevenire e quindi
evitare che possano accadere in futuro , e con sempre maggiore frequenza ed estensione
in quelle città di quei Paesi , verso cui il terrorismo pone i suoi obiettivi
tragici e distruttivi.
Sono indubbiamente necessari e indispensabili tutti gli
interventi volti al rafforzamento dei controlli ,con la presenza delle forze di sicurezza nell’ambito
dei centri urbani e nelle occasioni di concentramenti di
persone sulle strade e sulle
piazze , ma indubbiamente tutto ciò
non potrà mai offrire la necessaria sicurezza e difesa , anche per il fatto che tali interventi richiederebbero
spiegamenti enormi e mai sufficienti di
personale militare e di addetti
alla sicurezza pubblica.
Pertanto , per ottenere
risultati importanti e
realmente significativi , se non proprio determinanti , al fine di ridurre al massimo e anche debellare questo tipo di terrorismo , si rivela
assolutamente indispensabile , contestualmente agli interventi
sopra citati , convogliare ogni sforzo
, ogni attenzione , attraverso
interventi peculiari
dei servizi di sicurezza e di
intelligence , volti al
controllo capillare dei
movimenti , viaggi , trasferimenti , per e dall’estero , di tutte quelle persone di origine
medio-orientale o africana , che
sono anagraficamente registrate nel Paese e
delle quali , non solo si
hanno elementi reali
di precedenti penali
o di connivenze malavitose ,
bensì anche se nei loro
confronti emergono pur deboli sospetti
di
contatti con individui o di simpatie
verso ideologie appartenenti
all’estremismo islamico e
conseguentemente , porre gli stessi
individui sotto rigidi e frequenti
controlli istituzionali , oltre che fisici , anche telematici , in coordinazione con i servizi di intelligence internazionali .
La difesa e
la sicurezza dei cittadini è un
sacro dovere dello Stato. E’ inammissibile , ingiustificabile e quindi
deprecabile che cittadini
inermi , innocenti , diventino sempre più prede sacrificali di un terrorismo islamico , fanatico , disumano
, sol per il fatto che la
Politica , il Governo , lo Stato dimostrano di
non saper o di non voler trovare
le iniziative e le risorse economiche necessarie per
fornire ai competenti organi
istituzionali tutti quegli
strumenti , normativi e
operativi , adeguatamente forti
e incisivi , necessari
e indispensabili al fine contrastare efficacemente questo
tragico fenomeno e
offrire alla popolazione
le massime garanzie
possibili di difesa
e di sicurezza.
Possibili
soluzioni nella lotta contro
il terrorismo
Riguardo ai “ foreign fighters “ , si
tratterebbe di decidere a livello europeo di tradurre nelle legislazioni
nazionali , norme che dichiarino i reduci combattenti dello Stato islamico “ criminali di guerra “ , applicando nei loro
confronti pene severissime .
Riguardo a coloro che attentano alla vita degli europei , ma non sono foreign fighters, e sono
persone che si sono già radicalizzate , anche di recente , il
problema è ben più complesso e la soluzione è difficile : o li si ferma prima che colpiscano o ci si
deve rassegnare a che muoiano tante persone inermi. Se li si vuole fermare prima che agiscano,
quando ancora si limitano a manifestare idee jihadiste e a frequentare altri radicalizzati come loro,
allora si tratta di capire come ciò possa conciliarsi con la tutela della
libertà di parola e di espressione.
Limitarsi
ad espellerli , come misura saltuariamente utilizzata dai governi europei, e
anche da quello italiano , non è
sufficiente. Sia perché una parte è composta da cittadini europei ai quali tale
provvedimento non si applica. Sia perché l’espulso resta comunque una bomba
pronta a esplodere da qualche altra parte , in altri Paesi .
Motivo
per cui , si tratta di saper distinguere fra le situazioni in cui la
sicurezza è relativamente garantita e le situazioni in cui non lo è . Nel secondo caso, se si tratta di sacrificare
alcune libertà, allora è meglio farlo de jure, con provvedimenti legislativi
e operativi , molto severi e adeguati
alla gravità del fenomeno terroristico , e farlo apertamente , pubblicamente , piuttosto
che di fatto, tacitamente, nascostamente, sotto la pressione dello stato di
necessità.
Infine , la terza soluzione , ancora più complessa , riguarda la
possibilità di ottenere l’attiva
cooperazione delle comunità musulmane europee ai fini dell’identificazione, dell’isolamento
e della caccia ai jihadisti.
Abbiamo due occhi per vedere le cose nelle
loro tre dimensioni . Ritenere nemico solo il terrorista islamico , oppure solo
la grande finanza oppure solo i poteri politici e massonici , significa voler
vedere le cose con un occhio solo . La realtà di ogni avvenimento ha sempre tre
dimensioni , che vanno attentamente esaminate per cercare di scoprire la verità
che vi è contenuta . Una verità che però ,
purtroppo spesso , viene solo
intuita , perché quasi impossibile ottenerne le
prove.
Una società nella
quale sono sempre più
numerose le persone soggiogate
dai vizi della droga , dell’alcol
, del gioco d’azzardo , da gravi
dipendenze psico-patologiche di
natura tecnologica e
strumentale , è destinata a
perdere ogni capacità
di giudizio critico
e quindi ogni possibilità di
qualsiasi proficuo intervento
sulla politica di
chi governa il Paese ,
aprendo definitivamente la strada
a quei gruppi di potere ,
il cui obiettivo
è appunto il completo
controllo e il
pieno dominio sulla
società stessa , privando
la popolazione di
ogni diritto di
sovranità.
Gianluca Ferrara
Saggista e direttore editoriale di Dissensi Edizioni
La notizia dell’ennesimo attentato
che ha colpito l’Europa sta riempiendo giornali, tv e blog di
immagini e video. All’indignazione per le tante vittime innocenti si
intrecciano i commenti di intellettuali, giornalisti e politici. Purtroppo,
come al solito, si tratta di commenti fuorvianti che cavalcano l’emozione
del momento, completamente incapaci di mostrare una visione
d’insieme. La quasi totalità delle opinioni che ci apprestiamo ad ascoltare
nello tsunami dis-informativo che giungerà nelle nostre case non
ci spiegheranno i perché di tali gesti che sono solo sintomi di
una grave malattia. Una malattia che è la fine del modello di sviluppo del
mondo occidentale che, per perseverare nella sua folle crescita economica, deve
depredare nuovi territori sempre con maggiore voracità.
Il fine nei prossimi giorni sarà sempre lo stesso:
dividere in modo ipocrita il mondo tra buoni e cattivi, in
modo da permettere a coloro che esercitano il vero potere di raggiungere gli
obiettivi prefissati. Obiettivi atti a giustificare nuove spese militari,
ulteriori restrizioni delle libertà in Occidente e la possibilità di usare,
ancora un volta, la religione come maschera per
celare la vera posta in palio che è la razzia di petrolio, gas e
stupefacenti. Negli ultimi anni pianificate guerre dirette e per
procura hanno destabilizzato un’importante area geografica. Le aggressioni
all’Iraq, all’Afghanistan, alla Libia, alla Siria hanno fatto montare la
rabbia. Rancori e odi che si sono incanalati in tanti disadattati europei usati
come concime per seminare paura ma anche in gruppi radicali e terroristici.
Gruppi come Al Qaeda e Isis, che
però sono stati usati e finanziati, come è accaduto in Siria, in maniera
strumentale dagli Stati Uniti che si sono autoproclamati portatori sani di
democrazia e libertà.
L’invito che sento di rivolgere è di non limitarsi a
voler interpretare l’immagine di un puzzle solo con
l’ultimo pezzo che ci viene mostrato dai mass media. Per rispettare
le vittime degli attentati non serve essere informati su che
musica ascoltassero e di quali film fossero appassionati, la vera sfida è
spegnere la Tv e trovare gli altri tasselli del puzzle, quelli che poi danno la
possibilità di vedere il quadro d’insieme, quello che è vietato mostrare. Secondo uno studio
dell’associazione privata Council on Foreign Relations, solo
nel 2016 il premio Nobel per la Pace, Obama, ha permesso che fossero sganciate
ben 26.172 bombe su ben sette Paesi sovrani (Siria,
Iraq, Afghanistan, Libia, Yemen, Somalia e Pakistan). Si tratta di tre
bombe ogni ora per 24 ore al giorno che hanno ucciso migliaia
e migliaia di civili innocenti come coloro che
passeggiavano sulla Rambla a Barcellona.
Secondo un rapporto del 2014 dell’Ong
britannica Reprive, per ogni “terrorista”
ucciso nella guerra dei droni combattuta dagli Usa, le vittime
civili sono state 28. In dieci anni, su 41 terroristi assassinati i
droni hanno ucciso 1.147 innocenti. Uomini, donne e bambini di cui giornali e
Tv non ci renderanno mai conto.
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