LA FALSA POLITICA
Ciò che
la politica di
un Governo avrebbe
il dovere di
fare , ma non fa
, preferendo di intervenire
per risolvere i
problemi generati dalle
speculazioni di gruppi finanziari , piuttosto che risolvere il problema della povertà
e della disoccupazione ! Ciò che i politici
di partiti e movimenti dovrebbero
richiedere e pretendere dal Governo
e dal Parlamento , invece di far finta di litigare fra
loro e in modo pretestuoso
spostare l’attenzione dei cittadini verso falsi obiettivi
e problemi , per nascondere
i propri legami con il mondo finanziario
e speculativo .
I problemi riguardanti
le iniquità , le ingiustizie sociali , la povertà , le speculazioni
finanziarie , le gravi disuguaglianze
economiche fra classi
sociali , possono essere risolti
attraverso una reale “ semplificazione
“ e
“ riforma del sistema fiscale “ . Una riforma che , sempre
nel rispetto dell’art. 53 della Costituzione , semplifichi al massimo le innumerevoli categorie di imposte e tasse , ristabilisca il valore percentuale
delle aliquote fiscali elevandole
proporzionalmente e in misura
consistente a carico dei redditi
più alti e delle alte rendite finanziarie e patrimoniali , in misura
tale da ottenere , a favore delle casse dello Stato , molto più
elevati aumenti del
gettito e delle entrate fiscali .
Misure che , congiuntamente a oculati
provvedimenti ed interventi efficaci
, finalizzati ad una severa lotta
alla evasione fiscale , alla corruzione e alle attività criminali , consentano finalmente reali
possibilità di applicare una “ redistribuzione
della ricchezza nazionale
“, e conseguentemente non
solo il conseguimento di
un reddito minimo sufficiente per ogni
cittadino che si trovi in condizioni di povertà assoluta , o con un
reddito insufficiente a garantirgli i bisogni di vita primari , ma altresì nuove
e maggiori possibilità di risorse
economiche utili per
investimenti produttivi , per il benessere sociale , per
la occupazione e lavoro , e
quindi per una
vera ripresa e
sviluppo economico e sociale per il Paese .
Una riforma fiscale che preveda possibilità di detrarre dalle imposte , in misure percentuali
inversamente proporzionali al reddito , previa produzione di relativa
documentazione, le spese sostenute effettivamente per le necessità di vita fondamentali per la
persona e per la famiglia ( affitto di abitazione , spese mediche e
farmacologiche , spese per consumo di acqua e luce per l’abitazione,
spese per acquisto di libri e di materiale ad uso istruzione
e formazione professionale ) , nonché , riguardo alle piccole e
medie imprese , la possibilità di detrazioni di imposta relativamente alle spese per acquisto di
attrezzature e macchinari utili e necessari al rinnovamento ,
ammodernamento , e per le risorse umane , ai fini dello sviluppo produttivo
aziendale , sottoponendo ai dovuti controlli fiscali
l’attività commerciale dell’impresa.
Tale possibilità di poter detrarre dalle imposte le suddette
spese verrebbe a determinare inevitabilmente un importante vantaggio per il contribuente , volto al rilascio
di fatture e ricevute fiscali , destinate ad
essere prodotte per le relative detrazioni di imposta e
conseguentemente un vantaggio
anche per lo Stato ,
potendo acquisire , attraverso un potenziamento degli organi di
controllo fiscale , importanti risultati in ordine alla lotta alla evasione fiscale e alle illegalità nel settore
delle fatturazioni , delle imposte e tasse .
Il timore che
tali misure di
riforma fiscale inducano
chi possiede grossi capitali
a spostarli all’estero oppure
a non investimenti nel
mercato nazionale , non può costituire
un motivo valido per non applicarle . Ciò per
il fatto che
in contingenti situazioni
di difficoltà economiche e a
fronte di un
molto elevato debito
pubblico , la debole crescita e
produttività è generata
da carenze di progettualità
interna e di investimenti d’impresa
, soprattutto a causa della persistenza di
fenomeni speculativi e di illegalità
, che hanno determinato
e continuano a determinare gravi problemi di
iniquità , ingiustizie , discriminazioni sociali e quindi ostacoli
allo sviluppo socio-economico del
Paese .
Le profonde e gravi disuguaglianze fra
ricchi e poveri , in Italia
I
RICCHI
Gli
oltre 8mila miliardi di euro , che secondo le stime delle
Banca d’Italia costituiscono la ricchezza nazionale , sono
distribuiti in maniera fortemente diseguale, con quasi il 50% del totale che sono in mano al 10% delle famiglie.
Conseguentemente 12 milioni di
famiglie si spartiscono, in realtà, un patrimonio di non più di 860 miliardi di
euro. Questi 12 milioni di famiglie più povere costituiscono quelli
che una volta venivano definiti come
ceti popolari e che oggi sono costituiti più che dai classici operai e contadini, da
impiegati, insegnanti e dalla massa dei precari.
Nelle mani dell'1,2 per cento
delle famiglie si concentra così il 20,9% della ricchezza finanziaria italiana,
cioè circa 4.000 miliardi di euro.
Si stima che da qui al 2021, la ricchezza
nelle loro mani salirà al 23,9% e sfiorerà così un quarto del totale.
I
POVERI
Le stime si
riferiscono a due distinte misure della povertà:
-povertà assoluta e povertà relativa, elaborate con due
diverse definizioni e metodologie, sulla base dei dati dell'indagine sulle
spese per consumi delle famiglie.
Nel 2016 sono stati stimate
di 1 milione e 619.000 le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta, nelle quali vivono 4 milioni e 742.000 individui.
Rispetto al 2015 è
stata rilevata una sostanziale stabilità della povertà assoluta in termini sia
di famiglie sia di individui.
L'incidenza di povertà
assoluta per le famiglie è pari al 6,3%, in linea con i valori stimati negli
ultimi quattro anni.
Per gli individui,
l'incidenza di povertà assoluta si porta al 7,9% -
La povertà relativa nel 2016
riguarda il 10,6% delle famiglie residenti (10,4% nel 2015), per un totale di 2
milioni 734.000 famiglie , cioè 8 milioni 465.000 individui, il 14,0% dei
residenti .
Analogamente a quanto
registrato per la povertà assoluta, nel 2016 la povertà relativa è più diffusa
tra le famiglie con 4 componenti (17,1%) o 5 componenti e più (30,9%)
La povertà relativa
colpisce di più le famiglie giovani: raggiunge il 14,6% se la persona di
riferimento è un under35 mentre scende al 7,9% nel caso di un ultra
sessantaquattrenne
L'incidenza di povertà
relativa si mantiene elevata per gli operai e assimilati (18,7%) e per le
famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (31,0%)
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