domenica 15 marzo 2020

LA MEDITAZIONE



Una pausa forzata , ma anche utile per la meditazione.





Il  COVID19  (Coronavirus ) fa paura a tutti ,costringe tutti a  rimanere fermi, o  comunque molto attenti a che il contagio non si propaghi in modo incontrollabile . Però , una tale situazione di pausa forzata ci dà la possibilità  di pensare e  riflettere con la dovuta , più attenzione alla essenzialità delle cose , a sapere distinguere le cose importanti, rilevanti nella nostra vita da quelle futili e banali e che  spesso ci procurano impropriamente stati d’animo  negativi , preoccupazioni , ansie . 

 Può esservi una condizione di  malessere che può derivare da una patologia fisica , ma anche solo da una sofferenza  della mente , che riguarda i nostri pensieri , con un coinvolgimento della nostra sfera emotiva , psichica e sentimentale  nei rapporti con gli altri , nell’ambito familiare o esterno , delle conoscenze o di lavoro. 


In tali situazioni negative ci sentiamo soli , spesso non compresi , anche e a volte soprattutto da chi convive con noi , o con cui abbiamo rapporti , cui imputiamo di essere insensibile , indifferente , superficiale . Sono queste situazioni che ci fanno vivere male momenti delle nostre giornate , in cui un episodio, un incontro , una conversazione fa scatenare turbolenze mentali , che possono suscitare anche  vere sofferenze fisiche oltre che psichiche . 


L’origine di tutto questo malessere ha sede nella nostra mente. Nel modo in cui affrontiamo queste situazioni e in esse conduciamo i nostri pensieri , che si comportano come dei cavalli , molto sensibili alle improvvise sollecitazioni e che facilmente possono sfuggire al nostro controllo, se non sappiamo bene e tempestivamente governarli.


Per riuscire a far questo sono necessari  “esercizi mentali di meditazione “  , che richiedono concentrazione e volontà . Momenti nei quali è indispensabile tralasciare impegni e distrazioni di vario genere , approfittando delle occasioni in cui  rimaniamo soli  , impegnandoci di diventare “giudici “ severi di noi stessi e  abbandonare di voler contemporaneamente essere giudice anche dei comportamenti altrui.


Giudicare noi stessi e il nostro modo errato di governare  i nostri pensieri , accusandoci con severità della nostra incapacità , di non saper tener bene  le “redini “ per il controllo dei nostri “cavalli “ , nelle situazioni in cui accadono impulsi esterni , provocazioni da parte di altri , o anche allorquando detti impulsi provengono dalla nostra mente , dal nostro essere interiore. Situazioni in cui , invece , deve necessariamente imporsi quella forza di volontà che risiede sicuramente in noi, ma che spesse volte comprimiamo e sottovalutiamo , per paure ingiustificate .

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