Una
pausa forzata , ma anche utile per la meditazione.
Il COVID19 (Coronavirus ) fa paura a tutti ,costringe
tutti a rimanere fermi, o comunque molto attenti a che il contagio non
si propaghi in modo incontrollabile . Però , una tale situazione di pausa forzata
ci dà la possibilità di pensare e riflettere con la dovuta , più attenzione alla
essenzialità delle cose , a sapere distinguere le cose importanti, rilevanti
nella nostra vita da quelle futili e banali e che spesso ci procurano impropriamente stati
d’animo negativi , preoccupazioni ,
ansie .
Può esservi una
condizione di malessere che può derivare
da una patologia fisica , ma anche solo da una sofferenza della mente , che riguarda i nostri pensieri
, con un coinvolgimento della nostra sfera emotiva , psichica e
sentimentale nei rapporti con gli altri ,
nell’ambito familiare o esterno , delle conoscenze o di lavoro.
In tali situazioni negative ci sentiamo soli , spesso
non compresi , anche e a volte soprattutto da chi convive con noi , o con cui
abbiamo rapporti , cui imputiamo di essere insensibile , indifferente ,
superficiale . Sono queste situazioni che ci fanno vivere male momenti delle
nostre giornate , in cui un episodio, un incontro , una conversazione fa
scatenare turbolenze mentali , che possono suscitare anche vere sofferenze fisiche oltre che psichiche .
L’origine di tutto questo malessere ha sede nella
nostra mente. Nel modo in cui affrontiamo queste situazioni e in esse conduciamo
i nostri pensieri , che si comportano come dei cavalli , molto sensibili alle
improvvise sollecitazioni e che facilmente possono sfuggire al nostro
controllo, se non sappiamo bene e tempestivamente governarli.
Per riuscire a far questo sono necessari “esercizi mentali di meditazione “ , che richiedono concentrazione e volontà . Momenti
nei quali è indispensabile tralasciare impegni e distrazioni di vario genere , approfittando
delle occasioni in cui rimaniamo
soli , impegnandoci di diventare
“giudici “ severi di noi stessi e abbandonare di voler contemporaneamente essere
giudice anche dei comportamenti altrui.
Giudicare noi stessi e il nostro modo errato di
governare i nostri pensieri , accusandoci
con severità della nostra incapacità , di non saper tener bene le “redini “ per il controllo dei nostri
“cavalli “ , nelle situazioni in cui accadono impulsi esterni , provocazioni da
parte di altri , o anche allorquando detti impulsi provengono dalla nostra
mente , dal nostro essere interiore. Situazioni in cui , invece , deve necessariamente
imporsi quella forza di volontà che risiede sicuramente in noi, ma che spesse
volte comprimiamo e sottovalutiamo , per paure ingiustificate .
Nessun commento:
Posta un commento