MA TUTTO
IL MONDO SE
NE FREGA
NON SOLO TUTTO IL MONDO SE NE FOTTE DELLA LORO
SORTE , MA ANCHE VI LUCRA , O ARROCCANDOSI O FINGENDO PIETISMI SU
TRAGEDIE UMANE APPOSITAMENTE PROVOCATE PER CREARE CAOS E IMPORRE DOMINIO E
VIOLENZE SU RICCHI E IMMENSI TERRITORI E POPOLAZIONI ABBANDONATE , VIOLENTATE ,
SFRUTTATE DA MENTI E MANI CRIMINALI , CHE APPROFITTANO DEL LORO STATO DI
ABBANDONO E DISORIENTAMENTO PER LANCIARLE VERSO METE ILLUSORIE , O VERSO LA
MORTE O SOFFERENZE ATROCI , NELLA IPOCRISIA PIU’
CRUDELE DI COSCIENZE SENZA DIO .
Se aumenta il prezzo della benzina , protestiamo e imprechiamo contro il governo e le
multinazionali . Se i benzinai scioperano , imprechiamo contro di loro . Se
nelle strade circolano troppe auto , e si formano file insopportabili ,
imprechiamo contro gli altri . Se le
strade sono dissestate e rovinano gli ammortizzatori , imprechiamo contro il
sindaco. Tutta la nostra vita gira
intorno al “petrolio “ e alle macchine
che lo utilizzano . Camminare a piedi ,
stanca troppo . Tutti abbiamo bisogno del petrolio , noi tutti sicuramente per le nostre necessità
quotidiane , ma specialmente chi vuole usarlo
per le macchine da guerra , che bruciano petrolio nei motori , e che servono per
bombardare , occupare territori , per poi
succhiarne petrolio ,
insieme al gas , dalla terra o dai mari . Tutti addosso alla grande “torta “ , in una barbara
competizione , ma soprattutto fatta di cruente lotte e distruzioni , senza esclusione
di colpi . Di petrolio e di gas, importante
è averne più degli altri , e arricchirsi . Mai curandosi di chi da secoli e
secoli , nasce , cresce e vive lì , in
quei luoghi , che sono diventati di
dominio sfrenato . Dove la miseria e le
malattie e le sofferenze e ogni condizione ambientale , appositamente resa proibitiva o addirittura di paure e di terrore , genera
fenomeni migratori , quasi apocalittici
, di flussi e di masse enormi di esseri umani sbandati .
Pertanto , alle nostre consuete imprecazioni della vita
“moderna “ , si aggiungono anche quelle contro
le “ invasioni “ di tutti questi esseri
umani , di razze diverse , che “prolificano “ abbondantemente , che “ pretendono “ ospitalità , che chiedono di poter godere
anche loro di una vita decente e dignitosa , in un mondo civile. Certamente, qualcuno dice , è giusto ed umano
che lo facciano . Ma si dice anche che
tutto ciò , a causa delle enormi e crescenti dimensioni , sta assumendo aspetti
troppo drammatici ed episodi
turbolenti , nell’ambito delle comunità sociali che vengono interessate e
coinvolte nella accoglienza di tutte queste persone . Vi è il pericolo di
sommosse popolari , di proteste anche violente contro le inidonee politiche
“migratorie” , fra Stati che non riescono più a controllare i flussi , incapaci
di frenarli dai Paesi d’origine , né di saper intervenire in quei territori per ristabilire condizioni
di pace , di ricostruzione , di sviluppo di una vita normale.
Appunto , poveri e
disgraziati esseri umani che
rimarrebbero volentieri a vivere nella
loro terra , ove non ci fosse necessariamente oppressione
e violenza , ma un certo impegno generale degli Stati mondiali , a livelli internazionali
, di riorganizzazione , di civilizzazione e di sviluppo , nelle comunità di
quei territori . Ma gli interessi e le
speculazioni superano e soffocano
qualsiasi sentimento di tipo umanitario . Le morti per violenze inaudite si moltiplicano quotidianamente , in terra e
in mare , allungando elenchi , mortuari non
di nomi , ma solo di numeri , che non vengono più conteggiati.
E’ vero , c’è anche
tanta pietà nei sentimenti di moltissime
persone. C’è tanto spirito di solidarietà e aiuti umanitari da parte di molti
individui volenterosi . Ma la politica degli Stati non perdona , la gente comune
vuole sicurezza . Gli interessi delle
multinazionali vanno innanzi tutto salvaguardati , a rischio di interminabili
conflitti , sangue e morti . Queste tragedie umane sono ritenute “
scontate “ , così come rientrano nei
calcoli programmatici delle potenze mondiali
, le proteste popolari , che in un modo o nell’altro alla fine dovranno attenuarsi , avere uno sbocco attraverso un riadattamento delle condizioni
di vita da parte di tutti.
Specie per le popolazioni europee , destinate , negli anni e decenni a venire , ad “accoglienze “ , più o meno forzate , di milioni di individui di razza e costumi diversi , da intere Regioni africane e medio-orientali , che , sempre più invivibili , continueranno ad essere teatri di scontri cruenti e di sfruttamento dell’ ”oro nero “ .
Specie per le popolazioni europee , destinate , negli anni e decenni a venire , ad “accoglienze “ , più o meno forzate , di milioni di individui di razza e costumi diversi , da intere Regioni africane e medio-orientali , che , sempre più invivibili , continueranno ad essere teatri di scontri cruenti e di sfruttamento dell’ ”oro nero “ .
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La fortezza
Europa ringrazia Salvini.
di Guido Viale
(oggi sul manifesto)
“Garantiamo
una vita serena a questi ragazzi in Africa e ai nostri figli in Italia”. Così
il ministro della Repubblica Salvini, nell’atto di negare l’accesso ai porti
italiani a una nave di Sos Mediterranée con a bordo con 629 profughi (non tutti
“ragazzi”; ci sono anche 7 donne incinte, 11 bambini e 123 minori non
accompagnati). Ora ad accoglierli sarà la Spagna. Ma poi c’è anche il blocco di
una seconda nave, la Sea Watch, di altri 800 naufraghi salvati da navi
mercantili e di decine di gommoni stracarichi che non troveranno più navi delle
Ong a raccoglierli, per le quali si prospettano ulteriori e drammatiche
strette.
La “vita serena in Africa” che Salvini offre a quei ragazzi è il ritorno in Libia: donne vengono stuprate in modo seriale, uomini venduti come schiavi e tutti e tutte torturate, affamati, ricattate, ammazzati come insetti. Quanto a quella garantita ai “nostri figli”, anche per loro c’è l’emigrazione; certo in condizioni di maggiore sicurezza, ma per andare a fare i lavapiatti dopo una laurea o un diploma. Così si svuotano i paesi “periferici” delle forze migliori – dell’Africa, con politiche coloniali tutt’altro che finite; ma anche dell’Europa, con l’”austerità” - purché quelle peggiori continuino a governare.
“Tutta l’Europa si fa gli affari suoi”, aggiunge Salvini. Ma in realtà è lui che fa gli affari sporchi per conto di tutti coloro che sono al governo dei paesi europei. Perché per difendersi dal “nemico” - che ormai sono i profughi, e solo loro - la Fortezza Europa ha tracciato due distinti confini: uno alle frontiere esterne dell’Unione: muri, reticolati, filo spinato, guardie, cani, hot spot, eserciti, navi militari, leggi, regolamenti di polizia, accordi e laute mance per i governi dei paesi di transito, truppe mascherate da consiglieri e chilometri di costosissimi impianti di sorveglianza. L’altro alla frontiera delle Alpi (e a Idumeni o a Lesbo), per impedire a chi è già arrivato in Europa senza affogare di raggiungerne il cuore: i paesi dove ha parenti, amici, compatrioti che lo aspettano e forse persino la possibilità di trovare un lavoro.
Per questo le alternative, per l’Italia e il suo governo, sono due: o rafforzare ulteriormente il primo di questi confini o cercare di “sfondare” il secondo. Salvini, in perfetta continuità con il suo predecessore Minniti, ha scelto la prima, aumentando la dose con il blocco dei porti e rivendicando per sé una responsabilità che i suoi colleghi europei non hanno il coraggio di assumersi: di far affogare, morire di fame e di sete, respingere e rinchiudere nel lager libico i fuggiaschi che l’Europa non vuole accogliere. Ma Salvini sostiene, con questa sua scelta, di voler mettere alle strette il resto d’Europa: non rivendicando l’apertura dei confini alle Alpi, la libera circolazione di profughi e richiedenti asilo, un grande piano di investimenti – magari, per la rigenerazione ambientale dell’Europa - che offrirebbe occasioni di impiego anche a tutti i nuovi arrivati e ne favorirebbe l’accettazione da parte delle comunità locali (preparando magari anche le condizioni per un ritorno volontario, dopo qualche anno, nei paesi da cui sono scappati, per ricostruirlo). Senza un piano del genere, infatti, anche l’accoglienza non ha futuro.
Invece Salvini chiede un maggior impegno europeo nel rafforzamento dei confini “esterni”: più soldi a chi si impegna nei respingimenti, più navi a sbarrare le rotte marine, più leggi e regolamenti liberticidi, più deroghe alle convenzioni internazionali, più campi di concentramento fuori dei confini dell’Unione, ecc. Per questo, di fronte a una timida proposta di riforma della convenzione Dublino 3 – quella che impone ai profughi di rimanere nello stato di approdo – Salvini si è alleato con i governi più ferocemente ostili ai migranti, quelli capeggiati dall’ungherese Orbàn, le cui politiche comportano di fatto un aggravamento degli oneri che gravano sull’Italia. Salvini queste cose le sa, come sa che i respingimenti su cui ha basato tutta la sua campagna elettorale sono impossibili e si risolvono solo in più “clandestinità”, lo “stato giuridico” dei senza diritti istituito dalla legge Bossi-Fini. Centinaia di migliaia di profughi e migranti senza permesso di soggiorno, o perché “denegati” per le spicce, o perché rimasti senza lavoro; tutti messi per strada e costretti ad arrangiarsi: a cader vittime della tratta, a raccogliere arance e pomodori o mungere vacche nei tanti Lager dispersi in tutte le campagne del paese, a rischiare la vita nei cantieri illegali, a chiedere l’elemosina con il cappello in mano o a farsi reclutare dalla malavita, ad accamparsi sotto i viadotti. E’ questa la situazione che “crea allarme” nel paese e su cui Salvini e i partiti come il suo stanno costruendo le proprie fortune elettorali - ma non solo – in tutta Europa; nel doppio ruolo di vittime e di persecutori di un popolo di persone private di tutto: nella speranza che nessuno possa o voglia più guardare negli occhi quegli esseri umani senza diritti.
La “vita serena in Africa” che Salvini offre a quei ragazzi è il ritorno in Libia: donne vengono stuprate in modo seriale, uomini venduti come schiavi e tutti e tutte torturate, affamati, ricattate, ammazzati come insetti. Quanto a quella garantita ai “nostri figli”, anche per loro c’è l’emigrazione; certo in condizioni di maggiore sicurezza, ma per andare a fare i lavapiatti dopo una laurea o un diploma. Così si svuotano i paesi “periferici” delle forze migliori – dell’Africa, con politiche coloniali tutt’altro che finite; ma anche dell’Europa, con l’”austerità” - purché quelle peggiori continuino a governare.
“Tutta l’Europa si fa gli affari suoi”, aggiunge Salvini. Ma in realtà è lui che fa gli affari sporchi per conto di tutti coloro che sono al governo dei paesi europei. Perché per difendersi dal “nemico” - che ormai sono i profughi, e solo loro - la Fortezza Europa ha tracciato due distinti confini: uno alle frontiere esterne dell’Unione: muri, reticolati, filo spinato, guardie, cani, hot spot, eserciti, navi militari, leggi, regolamenti di polizia, accordi e laute mance per i governi dei paesi di transito, truppe mascherate da consiglieri e chilometri di costosissimi impianti di sorveglianza. L’altro alla frontiera delle Alpi (e a Idumeni o a Lesbo), per impedire a chi è già arrivato in Europa senza affogare di raggiungerne il cuore: i paesi dove ha parenti, amici, compatrioti che lo aspettano e forse persino la possibilità di trovare un lavoro.
Per questo le alternative, per l’Italia e il suo governo, sono due: o rafforzare ulteriormente il primo di questi confini o cercare di “sfondare” il secondo. Salvini, in perfetta continuità con il suo predecessore Minniti, ha scelto la prima, aumentando la dose con il blocco dei porti e rivendicando per sé una responsabilità che i suoi colleghi europei non hanno il coraggio di assumersi: di far affogare, morire di fame e di sete, respingere e rinchiudere nel lager libico i fuggiaschi che l’Europa non vuole accogliere. Ma Salvini sostiene, con questa sua scelta, di voler mettere alle strette il resto d’Europa: non rivendicando l’apertura dei confini alle Alpi, la libera circolazione di profughi e richiedenti asilo, un grande piano di investimenti – magari, per la rigenerazione ambientale dell’Europa - che offrirebbe occasioni di impiego anche a tutti i nuovi arrivati e ne favorirebbe l’accettazione da parte delle comunità locali (preparando magari anche le condizioni per un ritorno volontario, dopo qualche anno, nei paesi da cui sono scappati, per ricostruirlo). Senza un piano del genere, infatti, anche l’accoglienza non ha futuro.
Invece Salvini chiede un maggior impegno europeo nel rafforzamento dei confini “esterni”: più soldi a chi si impegna nei respingimenti, più navi a sbarrare le rotte marine, più leggi e regolamenti liberticidi, più deroghe alle convenzioni internazionali, più campi di concentramento fuori dei confini dell’Unione, ecc. Per questo, di fronte a una timida proposta di riforma della convenzione Dublino 3 – quella che impone ai profughi di rimanere nello stato di approdo – Salvini si è alleato con i governi più ferocemente ostili ai migranti, quelli capeggiati dall’ungherese Orbàn, le cui politiche comportano di fatto un aggravamento degli oneri che gravano sull’Italia. Salvini queste cose le sa, come sa che i respingimenti su cui ha basato tutta la sua campagna elettorale sono impossibili e si risolvono solo in più “clandestinità”, lo “stato giuridico” dei senza diritti istituito dalla legge Bossi-Fini. Centinaia di migliaia di profughi e migranti senza permesso di soggiorno, o perché “denegati” per le spicce, o perché rimasti senza lavoro; tutti messi per strada e costretti ad arrangiarsi: a cader vittime della tratta, a raccogliere arance e pomodori o mungere vacche nei tanti Lager dispersi in tutte le campagne del paese, a rischiare la vita nei cantieri illegali, a chiedere l’elemosina con il cappello in mano o a farsi reclutare dalla malavita, ad accamparsi sotto i viadotti. E’ questa la situazione che “crea allarme” nel paese e su cui Salvini e i partiti come il suo stanno costruendo le proprie fortune elettorali - ma non solo – in tutta Europa; nel doppio ruolo di vittime e di persecutori di un popolo di persone private di tutto: nella speranza che nessuno possa o voglia più guardare negli occhi quegli esseri umani senza diritti.
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