Onestà . Legalità .
Giustizia - virus
letali ( ? )
Per determinati , molti , troppi maledetti e disonesti politici e funzionari pubblici “Onestà
, Legalità e Giustizia “ sono ritenuti , paradossalmente , virus letali , da combattere perennemente e drasticamente .
Pertanto , essi si
sottopongono continuamente a “ terapie antivirus “ costituite da potenti farmaci del tipo
“ Corruzione , truffa , collusione con criminalità , falsità, etc...”. , e
fanno di tutto , a volte purtroppo riuscendovi , per isolare , emarginare e persino eliminare , coloro che risultano infettati dai suddetti
“ virus “ , onde evitare la diffusione di essi
, in casi epidemici fra la popolazione civile e soprattutto in politica e nella pubblica
amministrazione.
IL
NEMICO
Quando ci si trova a dover affrontare e combattere un
nemico , composto da un esercito di disonesti , politici e non politici , criminali
, corruttori e corrotti , mafiosi , speculatori
illegali , evasori seriali, non
sono sufficienti truppe armate di sola
onestà , di correttezza politica e sociale , di buoni progetti , di buona volontà ed entusiasmo , anche se molto intelligenti , perché le armi usate dai primi sono molto più forti
ed efficienti rispetto a quelle usate dai secondi.
Pertanto , per poter vincere e
sconfiggere tali nemici , sono
indispensabili forze speciali e di specialisti , assai bene addestrati , dotati
di mezzi e strumenti ad elevati livelli tecnologici e di penetrazione nel contesto delle truppe avversarie, capaci
di minarne le basi , di colpirne in modo duro e determinato e definitivo , con
sistemi operativi eccezionali e adeguati
allo scopo , le fondamentali risorse di vita .
Altrimenti , qualsiasi tentativo di vittoria sarà destinato a fallire , purtroppo ,
miseramente.
URGE LA PRESENZA DI UNA PERSONALITA’ AUTOREVOLE
Visto il degrado attuale , etico.morale e di corruzione in cui versa la società italiana , nel suo complesso , URGE nello Stato e per il rispetto della Costituzione italiana , la presenza e l’intervento istituzionale di una personalità autorevole , onesta , severa , colta e dignitosa , che riesca a mettere in riga , secondo principi di moralità ed eticità , tutti coloro che fanno parte degli Organismi e delle istituzioni pubbliche e politiche , affinché essi tutti rispettino il giuramento di fedeltà ai principi e valori sanciti nella Costituzione stessa , che loro stessi hanno prestato al momento del proprio incarico e mandato . Nel caso in cui , la suddetta autorevole personalità dovesse appurare nei comportamenti di qualcuno di essi , una palese violazione dei principi costituzionali , e quindi il venir meno al suo stesso giuramento di fedeltà e ai suoi doveri istituzionali verso lo Stato , avrebbe il diritto , nonché il potere e il dovere , di denunciare pubblicamente il suo scorretto operato e quindi di sollevarlo tempestivamente e definitivamente da qualsiasi incarico di responsabilità pubblica o mandato politico istituzionale.
3 agosto 2017
Per combattere la corruzione
dobbiamo considerarla come il crimine organizzato, secondo il PM Davigo
Ne “Il sistema della
corruzione”, il magistrato di Mani Pulite analizza la cruda realtà italiana e
ipotizza la difficile strada per riscattarsi
Edoardo
Garibaldi
Leggere “Il sistema
della corruzione” di Piercamillo Davigo è come vedere l’autore, il
magistrato considerato il teorico del pool di Mani pulite, in uno studio Tv.
I suoi interlocutori nei talk show lo indispongono spesso e lui ribatte
con spigolosità, come a dire “ma questo è matto, come fa a non capire”, chiude
lo scambio di battute accavallando le gambe e mettendosi in diagonale sulla
seduta dopo aver detto la sua.
Anche il libro (Editori Laterza,
pp.101, 14 €) è uno scritto che indispone. Davigo ci fa sentire come gli ospiti
dei salotti televisivi che fanno finta di sapere di cosa si stia parlando, ma
in realtà non ne hanno la benché minima idea. L’autore sciorina la sua
esperienza pluridecennale da magistrato inquirente e giudicante non
lasciando molto spazio alla speranza. Il suo cahier de doléance è fitto e
fa ribollire il sangue. Infatti scrive: “Motivi per essere ottimisti è
difficile trovarne, a meno che uno non faccia propria la battuta di Zinov’ev:
pessimista è chi sostiene che peggio di così non può andare; ottimista è chi
dice che si può andare anche peggio”. Ecco, sembra che per Davigo non solo le
cose non vadano bene, ma andranno sicuramente peggio determinando la corruzione
totale del sistema e la condanna delle persone per bene a farsi da
parte.
Il magistrato usa il termine
corruzione includendo nel termine la concussione, il traffico di influenze
illecito, il finanziamento illecito ai partiti. Questi reati sono “il male
antico che in Italia mina le fondamenta del vivere civile” e in particolare, l’Italia
è un Paese che non ha i mezzi necessari per farvi fronte. Essendo un reato
seriale e diffusivo, chi infatti si macchia di questo reato tende sempre a
ripeterlo e a coinvolgere i propri vicini fino a renderli complici e correi,
non si capisce come nel Belpaese si possano commettere meno reati di questo
tipo che in Finlandia, uno dei Paesi con l’indice di corruzione percepita più
basso secondo la classifica di Transparency international. I corrotti in Italia
costituiscono un sistema e possono facilmente farla franca, secondo Davigo. Il
motivo risiede negli strumenti esigui di limitazione delle libertà
degli indagati. Hanno infatti la possibilità di comunicare fra loro,
concordare le versioni dei fatti e essere o facilmente liberati da ogni carico.
O portare il processo per le lunghe e puntare alla prescrizione.
Per il magistrato le fattispecie
di reato e le attività investigative sono del tutto inadeguate a far fronte al
problema. Nel 98% delle condanne per corruzione le pene inflitte sono
inferiori ai due anni di reclusione, con conseguente sospensione della
pena. Le forze di polizia non sono strutturate per investigare sui reati dei
colletti bianchi, ma per contrastare piccoli reati come gli scippi e i furti di
appartamento. La globalizzazione poi ha fatto sì che le frontiere rimanessero
alte per le forze di polizia e magistratura mentre i malfattori con un click
possono muovere montagne di danaro da una parte all’altra del globo e farla
franca.
Delle soluzioni, però, ci sarebbero. Per Davigo un passo importante sarebbe quello di cominciare a considerare il reato di corruzione alla stregua del crimine organizzato. La struttura di base, infatti, è del tutto simile a quella delle famiglie che chiedono il pizzo. In questo modo salterebbero tutte le “chiacchiere sull’abuso della custodia cautelare. Un sistema criminale, infatti, non si affronta che in un modo: impedendo a chi commette il crimine di comunicare con gli altri complici, in modo da evitare la sparizione di documenti, prove e tesi o di concordare versioni”.
Delle soluzioni, però, ci sarebbero. Per Davigo un passo importante sarebbe quello di cominciare a considerare il reato di corruzione alla stregua del crimine organizzato. La struttura di base, infatti, è del tutto simile a quella delle famiglie che chiedono il pizzo. In questo modo salterebbero tutte le “chiacchiere sull’abuso della custodia cautelare. Un sistema criminale, infatti, non si affronta che in un modo: impedendo a chi commette il crimine di comunicare con gli altri complici, in modo da evitare la sparizione di documenti, prove e tesi o di concordare versioni”.
Ed è in questi fraintendimenti,
fra società civile, politica e magistratura, che nasce l’incapacità di riuscire
a intendersi su cosa e come debba essere combattuto. Così la magistratura in
Italia è intervenuta pesantemente nelle dinamiche di vita quotidiana della
comunità. Davigo riconosce una certa invadenza dell’intervento giudiziario, ma
per lui nulla c’entra con un possibile disegno politico dei magistrati per
invadere gli altri poteri come definiti da Montesquieu, ma è dovuto nient’altro
che alla dimensione eccessiva dell’illecito. L’intervento della magistratura,
sempre tardivo perché avviene quando il danno è ormai fatto, potrebbe essere
sostituito da meccanismi di controllo efficienti all’interno
dello Stato stesso. E pur tuttavia non basterebbe. Servirebbe una assunzione
di responsabilità da parte della società civile. Davigo sogna
infatti un Paese dove siano le parti sane a “consegnare” alla magistratura le
parti marce che infestano il nostro vivere civile.
Davigo sogna un Paese dove siano le parti
sane a 'consegnare' alla magistratura le parti marce che infestano il nostro
vivere civile
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Davigo usa il termine corruzione come una
figura retorica: la corruzione di politici, pubblici ufficiali e manager è il
segno di una più grande degenerazione che colpisce tutto lo Stato italiano e la
sua cittadinanza. Siamo un Paese corrotto nei costumi e nelle aspettative, e la
soluzione a questo problema prevede un lungo cammino che coinvolga
tutti, non solo la magistratura, di cui l’autore è un autorevole
esponente.
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