Fa sempre più caldo e diminuiscono le piogge,
così i cambiamenti climatici stanno
trasformando l’Italia
Crescono le temperature, i fiumi si prosciugano e il Paese scopre il rischio desertificazione. Al termine di una primavera bollente, Coldiretti denuncia un miliardo di danni per l’agricoltura. Senza contare i problemi della salute: «Due anni fa l’ondata di calore ha provocato 2.700 morti premature»
di Marco Sarti17 Giugno 2017 - 08:30
Aumenta la temperatura, diminuiscono le piogge, i fiumi si asciugano e la terra diventa arida. Non serve scomodare la scienza per scoprire gli effetti del cambiamento climatico, basta vedere cosa accade in Italia. Il mondo dell’agricoltura ha lanciato l’allarme. La primavera che si avvia alla conclusione è stata la seconda più calda di sempre. Quasi due gradi oltre la media. A giugno le temperature massime hanno raggiunto una media di 25,4 gradi. Siamo 2,2 gradi oltre la soglia di riferimento. L’estate deve ancora iniziare, ma sembra già di stare ad agosto. Intanto le precipitazioni diminuiscono drasticamente e il nostro Paese inaridisce. Secondo i dati Coldiretti - che denunciano un danno di quasi un miliardo di euro per l’agricoltura - la stagione che sta per concludersi ha visto dimezzarsi il numero delle piogge. Al Centro Italia oltre l’80 per cento in meno rispetto alla media. E così i bacini idrici si riducono, fiumi e torrenti si seccano. In diverse regioni si affaccia il rischio della desertificazione.
Scenari incredibili, ma purtroppo attesi. Se il cambiamento climatico è ormai una realtà riconosciuta, pochi sanno che l’impatto del fenomeno è particolarmente evidente nel bacino del Mediterraneo. Un’area dove vivono oltre 500 milioni di persone. Qualche giorno fa alla Camera dei deputati un incontro pubblico ha ricordato i rischi che corre l’Italia. Un appuntamento organizzato alla presenza di studiosi e scienziati per ragionare su un pericolo che ci riguarda da vicino. «Senza troppi catastrofismi, ma con realismo» ha spiegato la deputata dem Stella Bianchi. «Perché bisogna essere in grado di accettare scomode verità piuttosto che lasciarci ingannare da rassicuranti bugie». Il clima cambia, faremo bene ad abituarci. E se rispetto all’inizio del secolo scorso abbiamo già raggiunto un aumento di 1,3 gradi, per l’Italia diventa fondamentale rimanere al di sotto della soglia di 1,5 gradi. «La vera novità è l’accelerazione del fenomeno» racconta Riccardo Valentini, membro italiano dell’Ipcc (il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico in seno alle Nazioni Unite). «I numeri sono chiarissimi, ecco perché dobbiamo sbrigarci a dare delle risposte». Con lui c’è Antonio Navarra, direttore del Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici. Ma quali sono le conseguenze dirette per il nostro Paese? L’aumento della temperatura media e la diminuzione delle precipitazioni sono fenomeni percepibili da ciascuno. E così la maggior frequenza di inverni anomali e la possibilità di eccezionali ondate di calore in estate. Senza dimenticare l’aumento di eventi estremi: dalle alluvioni a veri e propri cicloni.
Intanto cresce la salinità del Mar mediterraneo, le temperature in superficie si alzano. Un problema per l’ecosistema, ovviamente. Ma non solo: è stato calcolato che tra il 2021 e il 2050 il livello del mare potrebbe aumentare in media dai 7 ai 12 centimetri. I più grandi ghiacciai alpini si ritirano, mentre i più piccoli sono già estinti. Si riducono le riserve d’acqua, laghi e fiumi ne pagano le conseguenze. Basti pensare che in questi giorni il Po è sceso di 2,59 metri sotto lo zero idrometrico. «I rischi non riguardano sempre gli altri Paesi - racconta Maria Grazia Midulla, del WWF - In questi giorni abbiamo una gravissima siccità nel Nord Italia di cui non parla nessuno. In Emilia ho visto letti di torrenti che sembravano il deserto africano». Non è un’esagerazione. Ormai oltre metà del territorio italiano è a rischio desertificazione. Particolarmente sensibili sono aree della Basilicata, Marche, Molise, Sicilia, Sardegna, Puglia ed Emilia Romagna.
E poi ci sono i problemi per la salute. Spesso poco studiati, ma non per questo meno preoccupanti. Nel luglio del 2015 si è registrata in Italia un’eccezionale ondata di calore. Un evento durato solo poche settimane che secondo i dati di Legambiente - presentati alla Camera dal vicepresidente Edoardo Zanchini - ha provocato almeno 2.700 morti premature. Un numero incredibile, eppure destinato a salire. Nei prossimi anni, infatti, il cambiamento climatico in atto moltiplicherà la frequenza di questi eventi. Non solo. Come denuncia un documento presentato dalla deputata Bianchi, senza una radicale inversione di tendenza è destinato a crescere anche il rischio di malattie trasmissibili clima-sensibili. Quelle trasmesse da insetti vettori, ad esempio. Tossinfezioni alimentari e malattie trasmesse con l’acqua. Senza dimenticare l’impatto sulla salute umane dal peggioramento della qualità dell’aria. Nessun isterismo, insomma. Ma per affrontare l’argomento è necessaria la giusta consapevolezza. «Tutti questi sono tutti ottimi motivi per guidare e accelerare nell’attuazione dell’accordo di Parigi» insiste la deputata Pd. «Non abbiamo più un minuto da perdere».
NOTE
DI METEOROLOGIA
La meteorologia è il ramo delle scienze dell'atmosfera che studia i
fenomeni fisici che avvengono nell'atmosfera terrestre (troposfera) e
responsabili del tempo .
Pubblicato da:
Cirri e cumuli –
Ciò
che differenzia le nubi dalla pioggia è la dimensione delle goccioline d'acqua
di cui sono composte. Nelle nubi si hanno gocce di diametro fino a 100micron
(1
micron=0.001mm), mentre le gocce di pioggia vanno dai 200micron del drizzle
fino a 2-3 mm. Ovviamente è la condensazione del vapore acqueo che produce tali
goccioline, ma ci sono fenomeni interessanti e complicati da scoprire.
Partiamo dalle nubi. Quando la condensazione produce
una goccia, è necessario che quest'ultima abbia un diametro superiore ad un
certo valore di soglia, altrimenti rievapora. Esiste quindi una sorta di
barriera energetica da superare per giungere alla formazione di una goccia che
rimanga tale in modo permanente. In presenza di acqua pura in forma gassosa,
l'esistenza di questa soglia critica impedisce la formazione delle gocce:
infatti, sono richiesti valori di sovra-saturazione non raggiunti normalmente
in atmosfera (ovvero valori di umidità relativa di molto superiori al 100%).
Sotto a questi valori, una goccia che si forma, evapora immediatamente.
Affinché avvenga il processo di condensazione con
conseguente formazione di gocce di nube permanenti è necessaria la presenza di
impurità, dette nuclei di condensazione. Questi altro non sono che sali (es.
sali marini), solfati o polveri di diametro variabile dai 0.001micron ad oltre
1mm. I nuclei di condensazione sono responsabili di due processi
1. Effetto soluto
2. Effetto curvatura
1. Effetto soluto
2. Effetto curvatura
L'effetto soluto consiste nello scioglimento dei
nuclei di condensazione in acqua. La soluzione che si forma ha una tensione di
saturazione inferiore a quella dell'acqua pura e quindi viene favorita la
condensazione. In pratica non sono più necessari valori irrealistici di umidità
relativa, ma valori prossimi (inferiori) al 100% sono sufficienti per formare
le prime piccole gocce di nube. Grazie alla presenza del soluto, le gocce che
si formano non rievaporano.
L'effetto curvatura è legato alla presenza di superficie concave dei nuclei di condensazione sui quali si deposita l'acqua: una superficie concava diminuisce la tensione di saturazione favorendo quindi a sua volta la condensazione.
L'effetto curvatura è legato alla presenza di superficie concave dei nuclei di condensazione sui quali si deposita l'acqua: una superficie concava diminuisce la tensione di saturazione favorendo quindi a sua volta la condensazione.
A questi punto abbiamo la cosiddetta haze droplet.
Quando poi, a causa di un ulteriore incremento dell'umidità relativa la goccia
d'acqua supera una certa dimensione si genera un processo di accrescimento
spontaneo che la portano ad avere la dimensione della goccia di nube. Si parla
in tal caso di activated droplets.
Siamo così giunti alle nubi, nelle quali esiste un
equilibrio dinamico: le goccioline d'acqua cadono a causa della forza di
gravità, ma uscendo dalla nube entrano in un ambiente non saturo e quindi
evaporano rapidamente senza raggiungere il suolo (talvolta si vedono queste
scie di caduta, dette virga). Affinché dalle nubi si generi la precipitazione
sono necessarie gocce più grosse, generate da appropriati processi di
accrescimento.
Come si formano le nubi e la
pioggia - Parte II
.Alle medie latitudini, le nubi normalmente si
estendono anche al di sopra del livello dello zero termico. Si ha quindi a che
fare con cold cloud (nubi fredde) in cui possono essere presenti, oltre alla
gocce d'acqua, anche cristalli di ghiaccio.
La teoria attualmente accettata che spiega la
formazione della precipitazione nelle nubi fredde è la teoria di Bergeron,
basata sulla differente tensione di saturazione del vapore rispetto all'acqua e
al ghiaccio.
In pratica, supponiamo di avere una nube di sole gocce d'acqua. Queste sono in equilibrio con il vapore (condizione di saturazione). Se introduco in questo ambiente un cristallo di ghiaccio, allora avrò che il vapore, in equilibrio con l'acqua, si trova invece in condizioni di sovra-saturazione rispetto al ghiaccio. Ciò è dovuto al fatto che la tensione di saturazione del vapore rispetto al ghiaccio è inferiore a quella del vapore rispetto all'acqua.
L'equilibrio è quindi rotto dall'ingresso del cristallo di ghiaccio e nel tentativo di ristabilirlo, il vapore inizia a depositarsi sul cristallo stesso accrescendolo. Ma la sottrazione di vapore dall'ambiente destabilizza l'equilibrio vapore-acqua poiché porta a condizioni non più sature (del vapore rispetto all'acqua). Così le gocce d'acqua iniziano ad evaporare per rincorrere la precedente situazione di equilibrio.
In pratica, supponiamo di avere una nube di sole gocce d'acqua. Queste sono in equilibrio con il vapore (condizione di saturazione). Se introduco in questo ambiente un cristallo di ghiaccio, allora avrò che il vapore, in equilibrio con l'acqua, si trova invece in condizioni di sovra-saturazione rispetto al ghiaccio. Ciò è dovuto al fatto che la tensione di saturazione del vapore rispetto al ghiaccio è inferiore a quella del vapore rispetto all'acqua.
L'equilibrio è quindi rotto dall'ingresso del cristallo di ghiaccio e nel tentativo di ristabilirlo, il vapore inizia a depositarsi sul cristallo stesso accrescendolo. Ma la sottrazione di vapore dall'ambiente destabilizza l'equilibrio vapore-acqua poiché porta a condizioni non più sature (del vapore rispetto all'acqua). Così le gocce d'acqua iniziano ad evaporare per rincorrere la precedente situazione di equilibrio.
Al netto, si ha un processo di evaporazione del
liquido e deposizione del vapore sul cristallo di ghiaccio, il quale, raggiunta
una dimensione sufficientemente grande, inizia a cadere. Nella sua caduta, il
cristallo si può ulteriormente accrescere attraverso collisioni con altri
cristalli (e si ha aggregation) o con gocce d'acqua sopraffuse (riming). Si ha
così la precipitazione, il cui tipo (pioggia o neve) dipenderà dalla
temperatura degli strati sottostanti.
Ma da dove arriva il cristallo? Se la nube è sufficientemente spessa, allora nella sua parte sommitale avremo anche cristalli di ghiaccio. Altrimenti, il cristallo può giungere cadendo da nubi sovrastanti, tipo cirri.
Ma da dove arriva il cristallo? Se la nube è sufficientemente spessa, allora nella sua parte sommitale avremo anche cristalli di ghiaccio. Altrimenti, il cristallo può giungere cadendo da nubi sovrastanti, tipo cirri.
A latitudini più basse, se la nube non supera il
livello dello zero termico (warm cloud), il processo che porta alla formazione
della pioggia è detto coalescenza. Questo fenomeno, secondario nelle nubi
fredde, si basa sulla presenza di gocce d'acqua di nube di differenti
dimensioni, situazione tipica di nubi convettive ai tropici. Gocce di
dimensioni diverse hanno velocità di caduta diversa. Si producono quindi
frequenti collisioni e successive unioni fra gocce, che generano gocce
sufficientemente grandi per precipitare fino al suolo. L'efficienza delle
collisioni dipende dai diametri delle gocce che si urtano.
Lo strato
di ozono
Lo strato di ozono fa parte
dell'atmosfera della Terra.
Come molte
cose, in natura, è la buona salute di
questo strato, che gli consente di garantire la
stessa protezione dalla radiazione solare fornita in passato,
e
che dipende da un bilancio di sostanze chimiche.
Purtroppo, il bilancio dello strato di
ozono è stato alterato da alcune sostanze
chimiche prodotte dal'uomo, dette CFCs* che sottraggono
all'atmosfera il gas ozono responsabile della costituzione di
questo strato.
Dove si trova lo strato di ozono? Lo
strato di ozono si trova all'interno dell'atmosfera terrestre.
L'atmosfera è
una miscela di gas che
circonda la Terra ed è trattenuta intorno
ad essa dalla forza di gravità.
L'atmosfera protegge la vita
sulla Terra . Senza di essa, l'escursione termica
giornaliera (cioè la differenza tra
la temperatura massima e quella minima in uno
stesso giorno) sarebbe dell'ordine delle centinaia di
gradi, anziché circa 10°C.
Oltre
a mantenere una temperatura adatta alla vita,
l'atmosfera protegge la Terra dalle radiazioni che
provengono dal Sole e fornisce agli esseri viventi i gas di
cui hanno bisogno per respirare e nutrirsi.
.
A che serve lo strato di ozono : Lo strato di
ozono è una parte importante dell'atmosfera. Esso protegge gli
esseri viventi dalle radiazioni che il Sole emette. Assorbendo
in particolare la radiazione ultravioletta di tipo
B (UVB) . Lo strato di ozono protegge gli uomini, gli
animali, le piante e anche certi materiali dai danni
del sole. Gli UVB possono danneggiare uomini e animali
provocando tumori della pelle e cataratta agli occhi,
che causa la cecità. Oltre alla salute degli
abitanti del pianeta, gli UVB possono danneggiare la vita vegetale,
con ricadute sia sul mondo animale che sul riscaldamento
globale del pianeta.
Ad
esempio gli oceani assorbono una gran quantità di anidride
carbonica (CO2), rilasciando nell'ambiente ossigeno, grazie
al plankton che vive negli strati superficiali degli oceani e si
alimenta con la luce del sole. Un aumento della
quantità di radiazione UVB sulla superficie del mare
potrebbe causare la morte di questo plankton e
ridurre così la capacità dell'oceano di assorbire CO2.
Allora, una maggior quantità di CO2
resterebbe in atmosfera, con gravi conseguenze per il riscaldamento globale, che è provocato anche dall'anidride
carbonica.
I
clorofluorocarburi (CFC) furono inventati negli anni '20. Sono
composti del carbonio contenenti cloro e fluoro. Sono sostanze
chimiche inventate dall'uomo, perciò dette di sintesi o
sintetiche. Dalla loro introduzione, i CFC sono
stati usati come: · Refrigeranti
nei frigoriferi e negli impianti di condizionamento
dell'aria · Propellenti negli spray · Agenti
schiumogeni nella produzione di imballaggi · Detergenti
usati nell'industria elettronica · Prodotti
chimici per estinguere incendi . I CFC
sono particolarmente indicati per questi usi poiché
sono ininfiammabili, atossici, hanno un'alta stabilità chimica e
le loro caratteristiche chimiche sono particolarmente
adatte alle applicazioni citate.
Sono inoltre relativamente economici
rispetto ai prodotti alternativi e questa è sempre una
buona ragione perché un particolare prodotto chimico
divenga popolare nell'industria. I CFC sono relativamente sicuri
finché restano nella troposfera e negli oceani.
E' solo quando passano nella stratosfera
che cominciano a rappresentare una minaccia per
lo strato di ozono.
LA
SICCITA’
Il termine
siccità indica la prolungata mancanza d'acqua, in genere per insufficienti
precipitazioni atmosferiche; si intende anche l'aridità del terreno che ne
consegue. Dal punto di vista umano, la siccità non è semplicemente un
fenomeno fisico, ma piuttosto un evento che segna la rottura dell'equilibrio
tra la naturale disponibilità d'acqua e il consumo che ne fanno le attività
umane e che può causare gravi danni sia all'ecosistema naturale sia alle
attività agricole delle zone colpite. Un periodo di siccità può durare anche
diversi anni, benché anche un breve ma intenso episodio possa essere
altrettando devastante. In molte regioni del pianeta, la siccità è un evento
periodico e, con adeguate strategie, parzialmente contrastabile.
Cause
In generale, le precipitazioni atmosferiche dipendono dalla quantità di vapore acqueo presente nell'atmosfera e dalla contemporanea risalita delle masse d'aria che lo contengono. Se qualcosa attenua questi due fenomeni, si genera una situazione di siccità; possibili fattori possono essere: – un periodo anomalo di prevalenza di sistemi di alta pressione; – venti in prevalenza continentali, che portano masse d'aria secche anziché quelle più umide degli oceani; – El Niño o altri cicli termici oceanici; – la deforestazione; – infine, anche il riscaldamento globale potrebbe avere un sostanziale impatto dannoso sull'agricoltura, soprattutto nelle nazioni in via di sviluppo.
Conseguenze
I periodi di siccità possono condurre a rilevanti conseguenze ambientali, economiche e sociali: – morte del bestiame; – riduzione dell'estensione dei campi coltivati; – incendi; – diminuzione della quantità di acqua destinata alle industrie; – desertificazione; – tempeste di sabbia, laddove la siccità colpisca regioni già desertiche e colpite dall'erosione; – fenomeni di disidratazione nella popolazione; – carestie, dovute alla mancanza di acqua utilizzata per l'irrigazione dei campi coltivati; – tensioni sociali; – migrazioni di massa, sia interne ad una regione sia riguardanti nazioni diverse; – guerre, volte ad assicurarsi beni di prima necessità, come cibo e acqua.
Tali
conseguenze ovviamente dipendono dalla vulnerabilità della zona colpita dalla
siccità: laddove per esempio sia presente un'agricoltura di sussistenza, sarà
più probabile assistere ad uno spostamento della popolazione a causa della
mancanza di risorse alimentari; le conseguenze della siccità dipendono dunque
fortemente dalle condizioni socio-politiche della regione in cui si
manifesta.
Strategie
di lotta contro la siccità
Possibili strategie sono: – desalinizzazione dell'acqua marina per usi agricoli o domestici; – monitoraggio costante dei livelli di precipitazioni atmosferiche, per individuare eventuali periodi in cui la quantità di acqua richiesta supera quella disponibile; – un'attento piano di rotazione delle colture può aiutare a minimizzare l'erosione del terreno e può favorire la coltivazione di piante più resistenti alla siccità; – raccolta e stoccaggio dell'acqua piovana; – purificazione e depurazione dell'acqua già utizzata per consentire un suo riutilizzo; – costruzione di acquedotti per portare acqua nelle zone più soggette a periodi di siccità; – restrizioni nell'uso dell'acqua, specialmente per quanto riguarda l'irrigazione delle piante, il lavaggio delle automobili o l'uso delle piscine. |
Manipolazioni del clima e
pioggia artificiale
La Cina lavora ad un grande progetto, che comprende
anche la produzione di piogge dalle nuvole in aree aride.
PIANO
NAZIONALE DI CONTROLLO DEL METEO -
Gli scienziati del meteo di Pechino puntano tutto sul piegare la natura ai
propri voleri tramite l'arma dell'aviazione e dell'artiglieria. La strategia
sarebbe la stessa utilizzata spesso in estate: quella di immettere
nell'atmosfera sostanze capaci di implementare la condensazione dell'acqua
presente nell'aria, rendendola sufficientemente pesante da permetterne la
precipitazione. Esiste un vero e proprio piano nazionale da parte del «Centro
di cambiamento del tempo dell'Amministrazione meteorologica» di Pechino. La
pioggia artificiale è un progetto non certo nuovo sul quale si lavora da
decenni: gli esperimenti, pur numerosi, sono stati condotti ma scala locale.
Questa volta la Cina vuole applicarlo su quasi tutto il suo territorio,
stanziando somme di denaro notevoli: 1,1 miliardi di yuan (circa 130 milioni di
euro) per costruire un primo sistema di intervento nel Nordest, al quale
seguiranno altri sei nelle altrettante regioni climatiche nelle quali è stato
suddiviso il Paese.
CONTRO
LA SICCITA' - Luglio e agosto di quest'anno
sono stati mesi roventi, i più caldi dal 1951. Per aiutare i contadini del
centrosud, in particolare della parte sud-occidentale del paese, è stato
impiegato il sistema di semina delle nuvole, tramite sostanze capaci di
coagulare le molecole d'acqua trasformandole in gocce di pioggia
sufficientemente pesanti da cadere al suolo: non un sistema per creare la
pioggia, ma per accrescere le condizioni atmosferiche favorevoli alla pioggia.
Per farlo sono stati usati i cannoni che hanno sparato a luglio 15.987 colpi di
artiglieria e 727 razzi. Sono entrati in azione anche aerei per bombardare le
nuvole con lo ioduro d'argento. Costo dell'operazioni 25 milioni di euro, con
conseguenze positive: nelle province dello Hunan e dello Zhejiang, fra le più
colpite dal caldo eccezionale, la temperatura dopo l'intervento è scesa.
Secondo il centro meteo di Pechino, dal 2002 al 2011 sarebbero stati indotti
500 miliardi di tonnellate di pioggia su 5 miliardi di km quadrati di
territorio.
RISULTATI E DUBBI - Una volta che il progetto risulterà pienamente
sviluppato, la Cina punta ad avere 60 miliardi di tonnellate di pioggia in più
all'anno, oltre che poter scongiurare la grandine du 540 mila km quadrati di
terre coltivate. Ma restano controindicazioni fortissime: lo ioduro d'argento è
una sostanza tossica, che può avere ricadute pesanti in atmosfera, se
rilasciato in dosi massicce. Gli scienziati cinesi studiano metodi alternativi,
ma intanto minimizzano: un proiettile della pioggia contiene solo un grammo di
ioduro d'argento e un razzo tra 8 e 15. Non è solo la Cina a puntare forte sul
tentativo di controllare i fenomeni meteorologici, non sempre con i risultati
spesso sperati: anche i russi hanno usato il sistema, per "scaricare"
le nuvole prima delle grandi parate sulla Piazza Rossa e far sfilare i reparti
all'asciutto. In Israele addirittura dal 1960 si fa piovere artificialmente per
motivi agricoli.
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